
Luoghi familiari

Villa Fiorelli 1940
Villa Fiorelli è diventata parco pubblico nel 1931. L'area oggi destinata a parco faceva parte di una proprietà privata adibita a zona rurale, un tempo molto più ampia, appartenente ai conti Costantini già alla fine del XVIII secolo; il primo insediamento nell'area documentato fu un edificio rustico di proprietà del conte Vincenzo Costantini, citato nel Catasto gregoriano del 1818. Quando, nel 1848, la contessa Teresa Costantini andò in sposa a Luigi Fiorelli, la proprietà passò alla famiglia di quest'ultimo e dalla quale la villa prese il nome; all'inizio del Novecento l'area venne a poco a poco espropriata e quindi edificata. Ciò che resta dell'area verde sono i terreni acquisiti dal Governatorato della Capitale nel 1930, che ne fece un parco intorno all'area di edilizia popolare. Una lapide, posta al centro del parco nel 1982, ricorda come a Vigna Fiorelli, nel 1849, avvenne un fatto importante: il Generale Giuseppe Garibaldi, ospitato dai Fiorelli perché fieri antipapali e repubblicani della prima ora, vi fece abbeverare il suo cavallo e si riorganizzò con i suoi fedelissimi partendo poi dalle proprietà dei Fiorelli alla volta di Venezia, perché in fuga da Roma dopo la caduta della Repubblica romana.

Valiano 1920
Valiano è una frazione del comune di Montepulciano al confine del territorio umbro-toscano. Fu un antico castello feudale che, per la sua posizione strategica e per il ruolo esercitato dalla famiglia residente dei Del Pecora (la famiglia dei Cavalieri), fu avamposto della Val di Chiana di grande rilevanza storica dal XIII secolo fino alla costituzione del Granducato di Toscana.

Cinecitta' 1980
La storia di Cinecittà comincia durante il fascismo. Dopo una serie di pregevoli lungometraggi che nei primi due decenni del Novecento avevano fatto conoscere la cinematografia italiana nel mondo (primo fra tutti Cabiria di Giovanni Pastrone rimasto in cartellone a New York per dieci mesi), negli anni venti l'industria cinematografica italiana entrò in crisi venendo messa in ombra sia dalla cinematografia americana che da quella tedesca contemporanea (Lang, Pabst, Murnau ecc.).
Nel 1931 il regime, che sosteneva fortemente l'importanza del cinema come strumento di propaganda, varò una legge tendente a penalizzare le importazioni e a stimolare la produzione nazionale. Nel 1934 Luigi Freddi, già futurista e fascista della prima ora, amico di Galeazzo Ciano (Genero del Duce)e perciò ben introdotto presso Mussolini, venne incaricato di costituire una "Direzione generale della cinematografia", finalizzata al controllo ideologico, ma anche alla promozione del mezzo. Freddi, che in occasione di un viaggio negli Stati Uniti d'America aveva conosciuto Griffith e si era appassionato agli aspetti produttivi della cinematografia statunitense, si impegnò nella promozione del cinema nazionale supportando la ricerca di capitali e sostenne le grandi produzioni di quegli anni, tra cui Scipione l'Africano di Carmine Gallone e Luciano Serra pilota di Goffredo Alessandrini. Nel 1939 la produzione cinematografica nazionale venne supportata con una nuova legge (la cosiddetta "Legge Alfieri"), che concedeva robusti finanziamenti alle produzioni nazionali mentre costringeva la distribuzione all'autarchia.
Fra le iniziative della Direzione della cinematografia ci fu la costituzione dell'Ente Nazionale Industrie Cinematografiche (ENIC), nel cui ambito nacque Cinecittà, i cui studi, insieme agli studi cinematografici Pisorno di Tirrenia, dovevano rappresentare l'industria propagandistica e cinematografica del paese.

Roma il Quadraro 1960
Il Quadraro vecchio, la zona fra via Tuscolana e via degli Angeli, nasce fra la fine degli anni ’10 e l’inizio degli anni ’20 – spiega una nota a firma di Carla Guidi, pubblicata sul sito del Pd Municipale - La grande importanza che veniva attribuita a questo nuovo insediamento viene confermata dalla presenza di una delle più importanti ‘case del fascio’ di Roma che integrava anche l’organizzazione dei ‘fasci femminili’. Negli ultimi anni della guerra, la presenza di gallerie sotterranee (vecchie cave di pozzolana di epoca romana utilizzate fino al medioevo) offrivano rifugio a coloro i quali, per motivi politici, dovevano nascondersi alle retate o rappresaglie dei tedeschi”. La vicinanza del Sanatorio Ramazzini (oggi sede della Guardia di Finanza) che nascondeva i partigiani di diverse organizzazioni, fecero del Quadraro una zona di facile nascondiglio dopo le azioni di guerriglia e sabotaggio verso i tedeschi che percorrevano le Consolari Tuscolana, Appia e Casilina – prosegue la nota - La storia ricorda il tragico Rastrellamento del quartiere Quadraro (oggi Quadraro Vecchio) ad opera dei nazisti nel lontano, ma non troppo, 17 aprile del 1944. Una ferita aperta nel territorio, dove furono prelevati dalle loro case, con un’azione massiccia e violenta, più di 900 uomini (secondo la testimonianza di Sisto Quaranta che era tra questi) un’azione denominata dai nazisti Operazione balena.

Roma scalo San lorenzo 1940
La stazione di Roma San Lorenzo, chiamato spesso dai romani anche Scalo San Lorenzo, è uno scalo ferroviario posto sulle ferrovie Firenze-Roma linea lenta e Roma-Pescara. Si trova all'interno del quartiere omonimo ed è famoso per essere stato uno degli obiettivi del bombardamento di Roma, avvenuto nel 1943.Lo scalo di San Lorenzo venne attivato con il contiguo deposito delle carrozze ferroviarie in concomitanza con l'apertura del tronco Roma-Orte della ferrovia per Ancona ("Pio-Centrale"), il 1º aprile 1865. Con la costruzione dello scalo si stabiliscono nel quartiere nuovi abitanti, soprattutto ferrovieri e operai, e si migliora la viabilità stradale.Lo scalo è tristemente famoso per essere stato uno degli obiettivi dei bombardamenti del 19 luglio 1943, che ne distrusse gran parte degli impianti e dei binari. Passate le undici di quel giorno, una squadriglia aerea sorvolò lo scalo bombardandolo insieme al quartiere omonimo, il primo attacco centrò in pieno i binari insieme a due vagoni e un capannone; altri attacchi colpiscono e distruggono le cabine elettriche, gli scambi, i magazzini di smistamento, gli uffici e i convogli in sosta sui binari dello scalo. Le bombe devastano anche il viale dello scalo e il cimitero del Verano. Lo stesso giorno doveva essere girato presso l'impianto un film chiamato Scalo merci.

Piazza dell'alberone 1950
Lungo la via Appia Nuova la presenza della quercia secolare e, successivamente, del leccio centenario che ne prese il posto nel 1986, ha dato negli anni un carattere peculiare e una dimensione comunitaria che argina i confini della stessa, differenziandola dalla più ampia area del quartiere Appio-Latino.Il leccio che ha sostituito il secolare Alberone è stato abbattuto a seguito del suo grave danneggiamento, dovuto ad un forte temporale avvenuto il 7 novembre 2014. Un altro leccio è stato impiantato al suo posto il 21 novembre successivo, in occasione della Giornata Nazionale degli Alberi 2014. Ma anche questo non ha avuto migliore fortuna visto che ormai la pianta non ha attecchito ed è praticamente secca. Un nuovo albero, il quarto, della storia viene piantato all'inizio del novembre 2015.

Lavello 1930
Il territorio nel quale si colloca Lavello è situato al vertice della via naturale che, seguendo il corso del Bradano, risale dal golfo ionico e si collega all'itinerario transappenninico delle valli dell'Ofanto e del Sele.
La sua particolare posizione geografica ha favorito, da sempre, intensi rapporti culturali e di scambio tra le popolazioni locali e quelle stanziate in territori anche lontani.
Durante il Neolitico (VI-inizio III millennio a. C.) è attestata una intensa frequentazione del territorio di Lavello. Le principali testimonianze archeologiche si riferiscono a villaggi, ubicati lungo la valle dell'Ofanto e dai quali provengono ceramiche decorate ad impressioni o dipinte a bande rosse, talvolta marginate di bruno.Due tombe rinvenute in contrada Casino sono riferibili alla cultura di Laterza, diffusa nell'Eneolitico finale (III millennio a. C.) in Puglia e nel Materano.

Luco dei Marsi 1920
Dal latino "lucus", che significa "radura del bosco" ed è connesso con "lux", ovvero luce. Nell'alto medioevo, con ogni probabilità, una parte del suo territorio veniva chiamato Penna. La trasformazione del nome da Penna a Lucus sarebbe avvenuta, secondo alcuni storici, tra l'VIII e il IX secolo; secondo altri, solo in data più avanzata, in particolare nel 1137, quando a causa di una terribile alluvione del Fucino e al contempo dell'invasione di una grande quantità di serpenti, i suoi cittadini sarebbero stati costretti a rifugiarsi in un luogo più sicuro. La leggenda vuole che a Luco sia nata la dea Angizia divinità adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, associata al culto dei serpenti. Essendo i serpenti spesso collegati con le arti curative, la dea Angizia era ritenuta in grado di gestirli per fini curativi. I Marsi la consideravano più una maga che una dea e le riconoscevano le capacità nell'uso delle erbe curative (specie quelle contro i morsi di serpente) ed anche l'addestramento dei serpenti. Gli antichi popoli italici le attribuivano anche altri poteri magici, come la capacità di uccidere i serpenti con un solo tocco. Il nome "lucus" è, dunque, strettamente legato alla Dea Angizia.[3]. Numerose sono le testimonianze storiche (monumenti, opere d'arte e resti archeologici) del passato di Luco dei Marsi, che vanno dall'età del Bronzo fino al Medioevo e al Rinascimento. Testimonianze preziose riguardano la prima età del ferro con i centri fortificati "ocres" (in lingua safina locale; "oppida" o "castella" in latino). Nel territorio luchese c'è la tangibile presenza di "ocres" su uno scoglio roccioso in località Petogna, posto di fronte a Strada 45 del Fucino e sulle alture di Monte Penna. Si tratta dell'acropoli della successiva città italico-romana di Anxa-Angitia[4]. Il borgo probabilmente ospitò gli schiavi impegnati nella costruzione dell'emissario del Fucino, voluto dall'imperatore romano Claudio per prosciugare il lago. Durante il medioevo, Luco fu incluso nei feudi dei d'Avalos, per poi passare ai Colonna. Venne colpito duramente dal terremoto di Avezzano del 13 gennaio 1915.

Largo Preneste 1990
A largo Preneste, c’è un lago. Sì, un vero lago, emerso da qualche anno, ma pochissimi romani lo conoscono. “Naturalmente” è a rischio di cementificazione. Cosa rende straordinario questo specchio di acqua e vegetazione? Le sue dimensioni, certo, diecimila metri quadrati, e il fatto che sia perfino balneabile, ma soprattutto che da oltre un mese un quartiere intero si è messo in testa che quel lago è un bene comune, ed è giusto che tutti lo conoscano per poterne godere. E così si creano dei belvedere per ammirarlo, si va nelle scuole per raccontarlo ai bambini, persone comuni si mettono in strada a diffondere volantini. Un lago di tutti che un piccolo quotidiano web come Comune-info ha immerso in un fiume di comunicazione che sta dilagando


Roma via G. Brancaleone 1940 e
piazzale prenestino1950
Il Pigneto si è formato a partire dal 1870 dall'unione di insediamenti abitativi quali il Prenestino, il Torrione, la borgata Galliano, l'Acqua Bullicante, la borgata Marranella ed il Casilino lungo tutto il perimetro del "triangolo" ed il Pigneto stesso al centro di esso. In piazza Caballini si trova l'accesso al primo deposito per omnibus e tram, entrambi a cavallo, realizzato dalla Società Romana Tramways e Omnibus (SRT-O) tra il 1886 e il 1891, costruito fuori le Mura aureliane. Nel 1904, con la dismissione dei mezzi a cavallo e l'elettrificazione della linea tranviaria, il deposito diventa esclusivamente tranviario.
Durante la Seconda guerra mondiale, il Pigneto, di composizione sociale popolare come San Lorenzo, fu molto attivo nell'Antifascismo e, come questo, subì i bombardamenti alleati del 1943 e del 1944. Di recente è stata istituita una sezione dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI) del Pigneto - Torpignattara, intitolata a Giorgio Marincola.
Il 20 dicembre 2003 viene trovato, in una cantina sita in via Raimondo Montecuccoli 3, il covo delle nuove Brigate Rosse.
Nella notte tra il 31 marzo e il 1º aprile 2009, le fiamme, probabilmente dolose, distruggono uno dei locali storici del quartiere: il Bar Necci in via Fanfulla da Lodi, noto ai più per essere stato una delle principali location del primo film di Pasolini Accattone. Il locale è stato riaperto 15 aprile successivo, ospitando l'anteprima del nuovo film di Francesca Archibugi Questione di cuore, con tutto il cast al completo.
Negli ultimi anni, anche grazie alla relativa vicinanza con l'Università di Roma "La Sapienza" ed essendo quindi abitato in larga parte da studenti fuori sede, è diventato uno dei centri più ferventi della movida della Capitale.

Tor Fiscale 1960
La zona prende nome da una torre costruita nel XIII secolo all'intersezione degli acquedotti Claudio e Marcio. La torre è costituita di blocchetti di tufo ed è alta circa 30 metri.
La denominazione di Fiscale, attribuita al fondo e alla torre, compare nel XVII secolo quando la tenuta appartenne tesoriere pontificio, altrimenti detto "fiscale"

Sazione Tiburtina 1930
La stazione di Roma Tiburtina è una stazione ferroviaria di Roma, gestita da Grandi Stazioni, posta sulla linea per Firenze, alla confluenza dei quartieri Pietralata, Nomentano e Tiburtino. Nel 2011 è stata dedicata a Camillo Benso, conte di Cavour, nell'ambito delle cerimonie per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Con oltre 500 treni al giorno, 140 000 transiti giornalieri e circa 51 milioni di passeggeri annui[1] è la seconda stazione romana e la sesta a livello nazionale. È servita da tutti i treni a lunga percorrenza passanti nord-sud, che non si attestano a Roma Termini, e dalle linee regionali FL1 ed è capolinea della FL2 e FL3.
Nello stesso plesso si trova l'omonima stazione della linea B della metropolitana di Roma. Poco più avanti del piazzale della stazione si trova l'Autostazione Tibus, un moderno terminal di arrivi e partenze di autobus di linea a media e lunga percorrenza sia per l'Italia sia per l'estero. Inoltre il piazzale della stazione funge da capolinea di numerose linee di autobus che lo collegano con i quartieri Pietralata, Tiburtino, Casal Bertone ed il centro della città. Grazie alla costruzione di una nuova stazione, Tiburtina è destinata a diventare il principale scalo romano e snodo dell'alta velocità.

Roma via Montepulciano 1950


Roma la Caffarella 1940
Le notizie più antiche che abbiamo affermano che parte della Caffarella fu posseduta per diversi secoli dalla famiglia di Attilio Regolo, il famoso condottiero romano fatto rotolare dai Cartaginesi nella botte irta di chiodi; successivamente, nel II sec. d.C., la valle fu nota per il fondo famoso di Erode Attico, ma poi, a partire dal III sec. d.C., essa passò interamente nel Demanio imperiale. Caduto l'Impero tutta la zona fu progresssivamente abbandonata, e la proprietà venne incorporata nel patrimonio ecclesiastico. Dopo l'anno 1000, la feudalizzazione e la conseguente fortificazione della campagna romana resero la Caffarella estremamente importante per fini militari: furono infatti costruite numerose torri, sia per il controllo della zona sia per consentire una rapida comunicazione (per mezzo di segnali luminosi) tra la città e la campagna; una di queste torri è la torre dell'Angelo sulla via Latina, un'altra è inglobata nella Vaccareccia, un'altra ancora difende un ponte sull'Almone; sono invece scomparse sia la torre accanto al tempio detto del dio Redicolo, sia quella che controllava la via Appia Antica in corrispondenza del ponte sull'Almone. In quel periodo la valle si chiamava "Vallis Marmorea" cioè "valle dei marmi", per la gran rovina di marmi antichi e di edifici crollati che appariva ai passanti; naturalmente era sfruttata come cava, tanto che oggi non si vede più in giro neanche un pezzo di marmo.
Nel XV secolo, conclusa la fase storica delle lotte baronali, la valle vide una serie di movimenti di eserciti durante i tentativi del regno di Napoli di controllare la città: il primo fu nel 1412, quando le truppe del re di Napoli Ladislao, con gli eserciti alleati del Conte di Carrara e di Sforza d'Attendolo, piantarono l'accampamento in Caffarella prima di assalire Roma; Sforza d'Attendolo, uno dei più famosi condottieri di ventura del secolo XV, era in origine al servizio della Chiesa, finché nel 1412 venne in contrasto con l'altro condottiero pontificio Paolo Orsini; lo Sforza passò quindi dalla parte di Napoli contro l'antipapa Giovanni XXIII, costringendolo alla fuga.
Cinque anni dopo la regina Giovanna II di Napoli, succeduta al Re Ladislao, si accampò in Caffarella prima di attaccare Braccio da Montone, che si era impossessato di Roma dopo la fuga di Giovanni XXIII.

Roma via Tiburtina 1950
Fu fatta costruire dal console Marco Valerio Massimo Potito attorno al 286 a.C. (ovvero 467 ab Urbe condita). Per molto tempo partì dall'area del giardino di Piazza Vittorio, di fronte alla fontana monumentale detta Trofei di Mario: fu solo con la costruzione delle Mura Aureliane che il suo inizio venne fissato alla Porta Tiburtina. A seguito delle opere di restauro tra il 48 ed il 49 d.C. del tratto tra Collarmele e Pescara da parte dell'imperatore Claudio, quest'ultima parte del percorso prese il nome di Claudia Valeria. Ancora oggi collega Roma con Chieti e Pescara, prendendo il nome di Strada statale 5 Via Tiburtina Valeria.In origine era la strada percorsa dai cittadini e/o soldati che visitavano o combattevano le popolazioni di Tibur (Tivoli). In seguito divenne la strada percorsa dalla nobiltà romana che villeggiava nelle splendide ville costruite proprio nella campagna circostante.Da Tibur (Tivoli), attraversava Varia (Vicovaro), Carsioli (tra Arsoli e Carsoli), Alba Fucens (nel territorio degli Equi), Cuculum (non molto distante da Rieti, nella zona detta del "Cicolano").